La marijuana, conosciuta anche con i termini di cannabis o canapa, ha una storia millenaria che comincia oltre 4000 anni fa per arrivare fino ai giorni nostri. La maggior parte delle culture antiche coltivava la pianta di Marijuana perché consapevoli degli effetti benefici che questa pianta era in grado di produrre sull’uomo.

La storia della coltivazione della cannabis in Europa risale al 400 a.c, momento in cui si coltivava canapa per ottenere tessuti e corde.

La marijuana (spagnolo) è storicamente definita come un’erba dalle proprietà miracolose, e la cui storia lunga quanto quella dell’uomo ne è la testimonianza. La Marijuana è una delle pochissime piante al mondo (se ne contano 3 o 4) che si può coltivare a qualsiasi latitudine, dall’Equatore alla Svezia, ha moltissime proprietà benefiche, cresce rapida, si produce con poco ed ha fornito, in passato, circa il 70% di diversi tipi di carta, di fibra e di materiale combustibile necessario all’uomo per scaldarsi e cucinare in tempi antichi.
La cannabis si è originariamente evoluta in Asia centrale, e poi man mano si è diffusa in Africa, in Europa fino alle lontane Americhe. La fibra di canapa veniva usata per confezionare vestiti, carta, vele e funi, e i suoi semi venivano usati come cibo.

Uso della canapa industriale

Olio, vestiti, edilizia, accessori, cosmetici e ora anche infiorescenze. La canapa è utilizzata in mille modi diversi, e per quanto riguarda l’Italia la legge 242/2016 ne stabilisce modalità e finalità di impiego.

Marijuana “erba ricreativa”

L’antico storico greco Erodoto descriveva gli sciti (un gruppo di nomadi iraniani nell’Asia centrale) come un popolo che praticava l’inalazione dei semi di cannabis e dei fiori di canapa perché ritenuta una pratica energizzante.
L’hashish (resina proveniente dalle infiorescenze della marijuana) fu ampiamente utilizzata in tutto il Medio Oriente ed in alcune parti dell’Asia a partire dall’800 dC. L’aumento di popolarità e la larghissima diffusione di questo prodotto avvenima contestualmente all’affermarsi, nella regione, della cultura Islamica. Il Corano proibisce tassativamente l’uso di alcol e di altre sostanze intossicanti, ma non proibisce specificamente la cannabis ed i suoi derivati.
Poiché la Canapa è una pianta a crescita rapida che è facile da coltivare e ha molti usi, è stata ampiamente coltivata in tutta l’America coloniale e nelle missioni spagnole nel sud-ovest. Nei primi anni del 1600, in alcune Colonie dell’America centrale, la coltivazione della Canapa veniva resa obbligatoria.

Queste prime piante di canapa avevano livelli molto bassi di tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza chimica responsabile degli effetti che alterano la mente della marijuana.
Ci sono alcune prove che le culture antiche conoscevano le proprietà psicoattive della pianta di cannabis. Potrebbero aver coltivato alcune varietà per produrre livelli più alti di THC da usare nelle cerimonie religiose o nelle pratiche di guarigione.
I semi di cannabis bruciati sono stati trovati nelle tombe degli sciamani in Cina e in Siberia sin dal 500 aC.

Il ritorno della canapa in Italia

Riprendendo una tradizione agricola in voga fino all’inizio della seconda guerra mondiale, oggi in Italia si è tornati a parlare e alla produzione di canapa per uso industriale. Se per secoli l’uomo ha prodotto e impiegato la canapa nelle sue più diverse attività (alimentare, tessile, medico, edilizia, etc), la produzione in Italia sta pian piano tornando quella di un tempo, quando cioè il nostro paese è stato il secondo produttore al mondo di canapa.

Cannabis o Canapa

Marijuana, Cannabis e Canapa sono tutti termini con i quali si fa riferimento alla specie vegetale. Mentre Cannabis è il nome scientifico attribuito alla specie, Canapa è il nome in italiano. Esistono 3 diverse specie di Cannabis (Sativa, Indica e Ruderalis). Quando si parla di Marijuana, quindi, si fa riferimento alle infiorescenze essiccate della Cannabis, il quale contenuto di THC non è superiore ai limiti dello 0,2%-0,6% stabiliti dalla legge italiana.

La “marijuana light”, viceversa, ha un contenuto di THC sotto la soglia dello 0,2% e mai oltre lo 0,6%, e questo ne consente la produzione ed il commercio. Rilassa senza provocare stati fisici o mentali come quelli provocati dall’uso di droghe classiche. Volendo riassumere brevemente, possiamo dire che la “marijuana light” fa riferimento alle infiorescenze femminili di cannabis sativa, coltivate secondo i principi dell’agricoltura biologica e senza l’impiego di alcuna sostanza chimica. Chi produce “canapa light” è sottoposto a regolari controlli da parte delle autorità competenti, le quali hanno il compito di accertare che i livelli di THC () delle piante siano al di sotto dei limiti fissati dal legislatore con la legge 242/2016.

La Marijuana light

La “marijuana leggera” è legale e la si può comprare e consumare liberamente. Sebbene a molti questa affermazione fa arricciare il naso, la legge italiana in materia di sostanze stupefacenti stabilisce che non si tratta di sostanza illegale se non vengono superati determinati limiti di THC (Tetracannabidiolo). Ecco perchè la “Marijuana light”, quella con THC sotto lo 0,6%, è considerata un prodotto legale e liberamente acquistabile. Se per un verso la “marijuana leggera” contiene poco o niente THC, va sottolineato l’alta concentrazione di CBD (cannabinoidi dalle innumerevoli proprietà benefiche) responsabili degli effetti benefici di questa pianta.

Per dirla in breve, la “marijuana light” non è uno stupefacente, ma una sostanza che rilassa senza provocare i classici effetti allucinogeni. La sostanza chimica incriminata, e che fa si che la marijuana tradizionale sia classificata come una sostanza stupefacente, è il THC. Il THC è il principio chimico che provoca lo “sballo”, ovvero il classico effetto psicotropo postumo al consumo di marijuana classica. Bene, nella “marijuana light” la quantità di THC si mantiene al di sotto di quella stabilita dalla legge, per cui l’uso di questa varietà d’erba è da ritenersi assolutamente legale.

La si può fumare, bere sotto forma di tisana o infuso, oppure utilizzarla in cucina per preparare dolci o biscotti. Come testimoniato dai numeri, il numero di di “cannabis sativa” è in costante aumento, e questo perchè la “marijuana legale” rilassa e non “sconvolge”.

Differenze tra Marijuana Indica o Sativa

Già nel 1785 il naturalista francese Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet introdusse la prima distinzione tra la varietà di Cannabis indica (canapa indiana) e Cannabis sativa. Secondo la tesi dello studioso, la cannabis indica presentava una maggiore quantità di resina e migliori proprietà benefiche rispetto alla Cannabis sativa. È importante sottolineare che in quel periodo il termine “Cannabis sativa” faceva riferimento a quella che oggi viene comunemente chiamata “canapa”, vale a dire una pianta dalle bassissime concentrazioni di THC (Tetracannabidiolo). Ai giorni nostri, invece, il termine “Sativa” sta ad indicare una varietà di Cannabis con qualità totalmente diverse da quelle descritte nei trattati di botanica di fine ‘700.

Oggi gli appassionati di Cannabis incrociano e selezionano le migliori caratteristiche della marijuana per ottenere varietà di Indica e Sativa egualmente apprezzabili. Indica, Sativa e Ruderalis sono le tre specie di Cannabis esistenti, diverse tra loro per qualità, tempi di fioritura differenti, dimensione e forma.
La pianta della Cannabis Indica cresce compatta e forte, meno alta rispetto la “cugina” Sativa, ed è particolarmente indicata per la coltivazione “fai da te” al coperto.
L’odore della Cannabis Indica è un odore forte, pungente e questo perché i tempi di fioritura sono molto più lunghi rispetto le altre varietà di Cannabis.

La Cannabis Sativa

La Cannabis Sativa si sviluppa soprattutto in presenza di climi caldi e temperati, sfruttando tali condizioni atmosferiche per giungere un grado di maturazione ottimale.
stagioni molto lunghe nelle quali può giungere a maturazione. La Cannabis Sativa cresce principalmente in paesi come l’India, l’Indonesia, il Messico, la Giamaica, Colombia e l’Honduras. La Cannabis Sativa è una pianta che sfrutta il clima tropicale per crescere e svilupparsi in altezza.

Le caratteristiche tipiche della varietà sativa sono i tempi di fioritura più lunghi, la bassa resa della pianta in termini di infiorescenze, gli effetti più celebrali e le foglie molto più sottili rispetto alla Indica.

La Cannabis Indica

Canapa sativa e canapa indica: foglie più lunghe e sottili la prima, più “tozze” e frastagliate la seconda

La Cannabis Indica, invece, si differenzia per le dimensioni delle foglie, più larghe e frastagliate. Originaria della regioni comprese tra India, Pakistan ed Afghanistan, questa varietà di cannabis cresce molto più velocemente dell’antagonista Cannabis Sativa.

In base al metodo di coltivazione adottato, i livelli di THC possono spesso superare il 20%. La varietà Indica non cresce molto alta (max 1.5 mt) e presenta la tipica forma ad albero di Natale. Robuste e facili da coltivare, questa varietà sviluppa grosse cime molto fitte, con i calici ammassati l’uno sull’altro. Inoltre è molto resistente agli stress ambientali.Al contrario della Cannabis Sativa, la Cannabis Indica ha un tronco legnoso e dunque non e’ adatta per l’industria tessile.

La marijuana medica

Nel 1830 Sir William B. O’Shaughnessy, un medico irlandese che studiava in India, scoprì che gli estratti della cannabis potevano aiutare a ridurre il mal di stomaco ed il vomito in tutte le persone in quel momento colpite da colera .

Verso la fine del 1800 gli estratti di cannabis venivano venduti nelle farmacie e negli uffici dei medici di tutta Europa come trattamento per i disturbi di stomaco ed altre patologie.

Gli scienziati hanno successivamente scoperto che il THC era la fonte delle proprietà medicinali della marijuana. Come composto psicoattivo responsabile degli effetti che alterano la mente, il THC interagisce anche con le aree del cervello che sono in grado di ridurre la nausea e promuovere la fame.

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Stefano Ciotti Rivenditore
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