Nel mese di Giugno 2018 il Consiglio Superiore della Sanità (CSS) è intervenuto nella vicenda cannabis leggera esprimendo un giudizio nel quale i consumatori vengono allertati dai possibili pericoli per la salute derivanti dall’utilizzo di questa sostanza. Il ministro Grillo, tuttavia, ha subito tranquillizzato il mercato e le centinaia di aziende che operano nel settore, sostenendo a più riprese che quello del CSS è un parere non vincolante e che il governo non ha alcuna intenzione di porre fine a questo mercato, ma che si adopererà per una sua regolamentazione.
Il Consiglio Superiore della Sanità (Css), su richiesta dell’ex Ministro Lorenzin, si è da poco pronunciato sull’intera vicenda dell’erba legale, su questo fenomeno tanto attuale quanto dilagante, nel quale si vanno ad intrecciare sia gli interessi di molte aziende coltivatrici e di tanti piccoli imprenditori che scelgono di aprire attività commerciali legate alla vendita di prodotti a base di cannabis. Solo nell’ultimo anno il comparto della coltivazione e della vendita di marijuana leggera ha fatto registrare un’ impennata vertiginosa, promettendo risultati analoghi anche per gli anni a venire. Alla luce di tutto questo, evidentemente, si è reso necessario il parere del CSS per una valutazione scientifica circa i possibili effetti che il consumo di questa sostanza può avere sulla salute dei cittadini. Ecco quindi che il Css ha prontamente diffuso una nota nella quale si chiede che vengano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica, misure atte a non consentire la libera vendita dei prodotti a base di marijuana light.
Una nota, questa del CSS, la quale ha messo in apprensione decine di imprese italiane che giorno dopo giorno stanno investendo parte dei loro risparmi in questa nuova economia. Quello della canapa, ricordiamo, è un giro d’affari stimato in oltre 50 milioni di euro l’anno, nel quale moltissimi imprenditori stanno riponendo le loro aspettative di guadagno.
L’allarmismo sollevato dal CSS è stato però prontamente smorzato dal Ministro della Salute Giulia Grillo, la quale ha pubblicamente dichiarato che “Il divieto alla cannabis light non è in discussione, e che semmai si rende necessaria una regolamentazione del settore.
La cannabis legale
La legge italiana sulla coltivazione canapa industriale rende del tutto legale vendere prodotti a base di cannabis purché questi appartengano a coltivazioni di marijuana con THC inferiore allo 0,2%. La legge in questione è la 242 del 2016, la quale si può brevemente riassumere in tre punti fondamentali:
1) non vi è più bisogno di ottenere alcuna autorizzazione per coltivare e vendere marijuana light. Unico requisito è quello legato alle varietà di canapa che devono essere tra le 67 specie elencate nel Catalogo della Comunità europea. Il contenuto di THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo, il principio attivo della cannabis responsabile degli effetti psicotropi) deve essere al massimo dello 0,2%)
2) La percentuale di THC nelle piante di cannabis può variare da uno 0,2% fino massimo a 0,6%.
3) In ragione di stanziamenti economici comunitari, sono previsti finanziamenti alle imprese agricole fino ad massimo di 700 mila euro l’anno “per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa”.
Il boom in Italia
Per effetto ed in ragione di questa nuova legge (242/2016), la produzione di canapa in Italia sta tornando quella degli anni ’30 (Italia terzo paese al mondo per produzione di canapa). Il boom della marijuana light ha fatto si che i terreni agricoli convertiti alla coltivazione della canapa aumentassero in un solo anno anno di ben dieci volte. Numeri impressionanti che si ripercuotono positivamente su tutta la filiela, dai coltivatori ai commercianti e grossisti di canapa online. Il business dell’erba legale riguarda ormai centinaia di aziende agricole italiane, sulle quali il parere e le parole espresse dagli esperti del CSS potrebbero avere una ricaduta economica disastrosa.