I ripetuti Lockdown e la precarietà sono gli agenti principali che in questo ultimo anno, secondo un recentissimo studio, avrebbero fatto esplodere le vendite di cannabis light e dei suoi derivati, nel nostro paese, tra marzo 2020 e il mese appena passato.

Dallo studio si evince che i maggiori utenti del settore sono persone sopra i 30 anni, ma i prodotti vengono provati anche nella fascia più giovane dai 18 ai 22, con una spesa media di 50 euro mensili per chi ne fa un uso regolare.

Lo studio evidenzia anche un aumento di richiesta da parte del pubblico femminile sopra i 35 anni.

Il motivo principale elencato dagli intervistati, per cui viene utilizzata la cannabis light, è soprattutto per sostituire la cannabis normale che ha un alto contenuto di THC, oltre per il fatto che quest’ultima sia illegale e quindi più difficoltosa da comprare, anche per ridurre quel senso di dipendenza che si ha solitamente con le droghe vere.

Per molti intervistati la cannabis light e i sui derivati come olio di CBD, rappresentano un alternativa a bevande alcoliche o a farmaci usati come antinfiammatori, analgesici e rilassanti.

Gli andamenti d’acquisto registrati dalla maggior parte delle aziende del settore, confermano quanto il fattore lockdown abbia segnato profondamente le vendite di questi prodotti.

Da marzo 2020 a marzo 2021 è stato calcolato un aumento di fatturato di circa il 76 %.

Questa crescita fa prevedere un ulteriore incremento per il prossimo biennio.

Questi numeri fanno ben sperare, anche sè, come sappiamo, si aspetta dalla politica una norma che ne regoli l’uso in maniera definitiva.

A seguito di questo passo si potrebbe assistere ad una reale rivoluzione di tutto questo settore che già adesso ha all’attivo centinaia di aziende e un impatto occupazionale con oltre diecimila persone che ne fanno parte.

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