ll THC (tetraidrocannabinolo)
ll THC (tetraidrocannabinolo) è una particolare sostanza chimica presente in tutti i fiori (infiorescenze) delle piante appartenenti alla famiglia delle cannabinacee, ed è ritenuto il principale responsabile degli effetti psicologici e psicotropi provocati dalla cannabis. Molto si è scritto e molto si è detto circa questa sostanza, delle proprietà terapeutiche e quelle psicoattive, e sopratutto del fatto che nella cosiddetta “marijuana light”, quella tanto in voga in questo momento, ne sia presente una quantità “limitata” e che proprio per questo la cannabis light non è vietata dalla legge.
Il THC e la legge italiana
In Italia la legge 242/2016 e successive circolari del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) stabilisce che la coltivazione e la vendita di Cannabis con contenuto di THC inferiore alla soglia dello 0,6% è assolutamente libera e legale, e che chiunque può intraprendere tale attività purché si attenga alle disposizioni della suddetta legge. In particolare, la coltivazione e la vendita delle infiorescenze di cannabis light (quelle con meno dello 0,6% di THC) è legale nella misura in cui il prodotto non venga destinato al consumo umano (in qualsiasi forma o modalità) e finché venga utilizzato in modo uniforme da quanto voluto e stabilito dal legislatore.
Inoltre, nella legge 242/2016 si legge che la coltivazione della cannabis e’consentita senza necessità di autorizzazione nei casi in cui questa rimanga finalizzata ad una serie di applicazioni specifiche, tra cui: uso tessile, cosmetico, semilavorato, artigianale, industriale e tante altre applicazioni.
Nella legge (ribadita con circolare del Ministero nel Maggio 2018) non è contemplata l’ipotesi della produzione e la vendita di infiorescenze di cannabis per uso ricreativo, ossia per uso umano.
Importante ricordare che la vendita di tale prodotto è tassativamente vietata ai minori di anni 18.
Gli effetti del THC
Il THC produce gli effetti tipici della marijuana (sballo, offuscamento, rallentamento dei riflessi, eccessivo rilassamento, e via dicendo) ed è proprio per questo motivo che la legge in passato è intervenuta per stabilire che le concentrazioni di THC non debbano mai essere superiori alla soglia dello 0,6%.
Oltre il 0,6% si fanno sentire gli effetti psicotropi della cannabis, quelli appunto che inducono torpore ed eccessiva rilassatezza. Per l’esattezza il legislatore italiano ha fissato la soglia massima di THC allo 0,2%, ma in virtù della natura vegetale del prodotto (quindi del tutto incontrollabile sotto alcuni aspetti) lascia uno spazio di tollerabilità che arriva fino alla soglia dello 0,6% dentro la quale non si parla di sostanza proibita.
Al di sopra della soglia dello 0,6% di THC non è più lecito parlare di “marijuana light” (marijuana leggera), quindi di un prodotto liberamente coltivabile e acquistabile online o nei negozi specializzati, bensì di una sostanza stupefacente ed in quanto tale regolata dal codice penale.
La maggior parte degli effetti provocati dal THC si ripercuotono sul cervello nella misura in cui una certa percentuale di tale sostanza è presente nella pianta. La sostanza chimica va ad interagire con particolari recettori chiamati “recettori dei cannibinoidi”.
Detto questo, cerchiamo di capire meglio gli effetti e i rischi legati all’assunzione di questa sostanza, e far chiarezza sulle modalità con le quali il THC interagisce con il nostro cervello e di conseguenza con il nostro corpo.
Dove si trova il THC
cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC) sono i due componenti più noti della cannabis. Sebbene sia il CBD che il THC facciano parte della stessa famiglia di fitocannabinoidi, essi agiscono in maniera differente nell’organismo di chi ne fa uso.
Il THC è una sostanza che “stordisce”, mentre il CBD non “inebria” e non provoca effetti indesiderati.
Tecnicamente il THC e gli altri principali cannabinoidi come il CBD e il CBDA si trovano nelle ghiandole attorno gli organi riproduttivi della pianta. L’unica sostanza psicoattiva della pianta di marijuana è il THC, gli altri, come appunto il CBD, hanno proprietà per lo più benefiche e assumono maggiore efficacia se in associazione con le altre sostanze (effetto entourage).
La sinergia tra le varie sostanze presenti nella Cannabis (THC e CBD in particolare), determina il grado di qualità del prodotto.
Come agisce il THC

Il THC agisce direttamente nel nostro cervello attraverso determinati tipi di recettori. I recettori per le sostanze chimiche come il THC si trovano in una zona cerebrale ben precisa, chiamata “Amigdal”, sede del sistema nervoso responsabile della gestione del pensiero, dell’appetito, della memoria, del piacere e della percezione dello spazio/tempo.
Il THC può essere assunto in modi e forme diverse: inalato, per combustione o ingerito attraverso tisane o infusi a base di marijuana.
In tutti i casi, comunque, il THC va ad interagire con questi recettori, influenzando così i processi mentali legati alla memoria, al piacere, ai movimenti, al pensiero, alla concentrazione, e così via.
Molte persone credono erroneamente che i cannabinoidi più importanti della marijuana, i quali sappiamo essere il THC e il CBD, siano anche responsabili del gusto e del sapore della marijuana stessa. Questo non è affatto vero. Infatti il gusto ed il sapore della marijuana non è dato dai cannabinoidi, bensì dai terpeni di cui la pianta è provvista.
I terpeni non sono altro che olii essenziali prodotti naturalmente dalla pianta, e sono coloro i quali conferiscono alla pianta di marijuana i diversi odori e aromi tipici di ogni varietà.
Quanto tempo il THC rimane in circolo
Il THC, sappiamo, è una molecola che se assunta ad alte concentrazione provoca effetti psicotropi anche di notevole portata. Per questo motivo tale sostanza è ricercata nell’organismo, alla stregua di alcol e altre sostanze stupefacenti, come nel caso di controlli alla guida o esami per idoneità professionali.
I test per verificare il livello di THC nel sangue sono generalmente eseguiti in una molteplicità di casi, primi tra tutti dall’autorità giudiziaria a seguito, per esempio, di controlli stradali, o per verificare l’idoneità professionale di un individuo, o comunque in tutti i casi in cui è stabilito per legge.
La quantità di tempo che il corpo umano trattiene tracce di Cannabis (marijuana con THC sopra una certa soglia) dipende da una molteplicità di fattori, non ultimo la frequenza con la quale viene fatto uso di cannabis e le modalità di assunzione della stessa.
In ogni caso un test delle urine o un esame del sangue specifico al rilevamento di sostanze psicotrope potrebbe dare esito positivo anche fino a 45 giorni dopo l’ultima assunzione di marijuana.
Al momento non è possibile stabilire con esattezza quanto tempo dopo l’assunzione si riscontrano ancora tracce di THC nel sangue o nelle urine di un individuo. Il tempo di permanenza varia da persona a persona nella misura in cui cambiano i rispettivi metabolismi.
Effetti sul corpo del THC
I più importanti cannabinoidi presenti nella cannabis sono il cannabidiolo (CDB) ed il cannabinolo (CBN). Nel momento in cui fumiamo marijuana, la presenza di THC nel sangue può essere scovata già nei secondi immediatamente successivi l’inalazione. Molti metaboliti degli oltre 70 cannabinoidi presenti nella cannabis possono depositarsi nelle urine financo 2 settimane dopo l’assunzione. Il THC interagisce con le cellule del cervello stimolando queste a rilasciare dopamina, provocando nell’individuo che la assume uno stato di euforia.
La marijuana per via degli effetti allucinogeni che provoca è bandita in quasi tutto il mondo da oltre 100 anni.
Si ritiene che il THC possa facilmente indurre allucinazioni, cambiare il modo di pensare, alterare lo stato psicologico e quindi causare forti delusioni. Gli effetti della marijuana e del THC, quindi, si protraggono mediamente per 1-2 ore dopo l’assunzione. Il THC, lo ricordiamo, può avvenire per combustione, inalazione o ingestione di marijuana. Se le sensazioni mentali tornano ai livelli di normalità dopo circa 2 ore, lo stato di alterazione psicomotoria dura spesso di più, e continuare anche dopo che le sensazioni psicologiche siano tornate ai livelli di normalità.
Chi assume marijuana con alte percentuali di THC non è raro che venga colto da ansia, depressione, tachicardia, problemi di memoria a breve termine, etc, etc. E’ dimostrato scientificamente che gli effetti del THC sono modulati e ridotti positivamente da altri cannabinoidi presenti nella marijuana. Il cannabinoide più importante dopo il THC è il CBD, quest’ultimo assolutamente salutare e privo delle proprietà psicoattive del THC.
Oggi, tuttavia, assistiamo ad un certo grado di apertura verso il consumo controllato di questa sostanza, non soltanto per uso terapeutico, ma anche per uso ricreativo. Se in passato si è ritenuto che gli effetti dell acannabis fossero alquanto deleteri sulla psiche dell’uomo, studi recenti stanno confutando queste tesi e riabilitando il consumo della cannabis smentendo la maggior parte di queste affermazioni.
Rischi legati all’uso della cannabis light
La marijuana, sia chiaro, è una droga i cui effetti possono avere ripercussioni sociali rilevanti. Oggi, tuttavia, la scienza e la genetica di laboratorio hanno sensibilmente migliorato la qualità di alcune varietà di piante di marijuana (cannabis sativa L.) il cui contenuto di THC non supera lo 0,2%, quindi assolutamente innocue e legali per la maggior parte degli stati del pianeta. Questa marijuana è anche detta “erba light” o “marijuana light”, ed è un prodotto di grande successo e popolarità sopratutto in paesi come l’Italia nel quale la legislazione vieta l’uso di marijuana con THC sopra lo 0,6%.
La marijuana light ha lo stesso sapore, colore, gusto e profumo della marijuna tradizionale, ma è legale e acquistabile su internet o nei tanti negozietti specializzati che si occupano di infiorescenze di cannabis.
Uno dei posibili rischi legati al consumo di THC è quello di indebolire le proprie capacità motorie, talvolta compromettendole per diverse ore dopo l’assunzione di THC.
L’assunzione di THC attraverso la marijuana classica compromette la percezione della realtà e quindi rendere praticamente impossibile mettersi alla guida di un mezzo o svolgere l’attività lavorativa.
Fermo restando che l’uso di marijuana è vietato dalla legge e che la detenzione è punita in base alò codice penale, nel caso di assunzione di marijuana medica le persone devono non sedersi alla guida del proprio mezzo fin quando le proprie capacità psicomotorie non siano tornate alla normalità.
La marijuana peggiora la memoria

Una recente sperimentazione circa gli effetti della marijuana sui processi mentali, ha stabilito che il consumo prolungato di cannabinoidi con alate concentrazioni di THC portano ad una riduzione significativa della memoria. I meccanismi neurologici attraverso i quali il THC interagisce con i meccanismi legati all’apprendimento e al ragionamento, hanno dimostrato gravi effetti su questa importantissima attività celebrale.
L’uso prolungato di marijuana con valori di THC sopra lo 0,6% è illegale.
Tale consumo può causare seri problemi sopratutto ai più giovani, i quali potrebbero trovarsi ben presto dipendenti da tale sostanza stupefacente. In Italia la marijuana è una sostanza stupefacente illegale, appartenente al mercato nero delle droghe. Unica sostanza attualmente legale e acquistabile e coltivabile è la “marijuana light”, quella con THC sotto lo 0,6%.
I giovani che si dedicano al consumo abituale di cannabis avranno quasi certamente problemi di scarsa. L’uso frequente di marijuana va ad alterare le funzioni celebrali residenti in quella zona del cervello chiamato “ippocampo”. Queste sono le conclusioni di uno studio scientifico pubblicato dalla Northwestern Medicine University e apparso sulla rivista Hippocampus. Lo studio è stato condotto su di un gruppo di ragazzi poco più che adolescenti, i quali dopo tre anni di uso di marijuana e quotidiana osservazione da parte dello staff medico dell’università di Chicago ha evidenziato questo genere di problemi.
Effetti del THC sul breve periodo
I possibili effetti del THC (tetracannabidiolo) registrati su alcuni campioni di persone sul breve periodo:
- Vitalità;
- Distensione;
- Tranquillante;
- Anti dolorifico;
- Mnemonici;
- Energizzanti;
- Appetenza;
- Sonnolenza;
- Tachicardia;
- Ansia/paranoia.
Derivati della cannabis con alto THC
Il THC è presente nella marijuana e in tutti i derivati della cannabis.
- Hashish: L’hashish è la resina secreta dalle infiorescenze di marijuana. Nella produzione di Hashish spesso vengono incluse anche altre parti residuali della pianta;
- Marijuana: La marijuana, sappiamo, sono le foglie della pianta (infiorescenze) essiccate a testa in giù all’aria aperta. Confezionate e vendute, la marijuana light è oggi un mercato in forte crescita nel quale operano agricoltori, agronomi, grossisti e venditori al dettaglio.
- Olio di hashish: L’olio di hashish si ottiene per estrazione , è una sostanza vischiosa’ e nella versione tradizionale presenta una elevata concentrazione di THC (circa 15-45%).
Il THC nella cannabis
Nel momento in cui il THC viene a contatto con l’aria, esso si trasforma in cannabinolo, il cannabinoide dagli effetti psicologici. La concentrazione di THC nella marijuana dipende oltre che dalla varietà della pianta stessa, anche dalla coltivazione della pianta stessa.
La marijuana con poco THC è quella che viene prodotta dai semi della famiglia della Cannabis sativa, un tipo di pianta di cannabis con bassissime concentrazioni di THC (a partire da 0,5% fino al massimo 1%), ed è la specie di marijuana venduta come “marijuana light” di cui tanto si parla in questo momento.
Il THC nella marijuana è legale fino al massimo lo 0,6%. Questo limite vale sia per la coltivazione che per la vendita delle infiorescenze.
In Italia è legale produrre e vendere infiorescenze di cannabis, ed è assolutamente libera la detenzione della stessa per uso tecnico. Al momento la legge non contempla la possibilità che la marijuana light con basso contenuto di THC possa essere acquistata per essere fumata, inalata o ingerita. Se assunta in dosi ricreative, la marijuana light lascia nel sangue concentrazioni di THC variabili in funzione di quanta ne viene assunta.